library | libri tradotti | valutazione dei disturbi visivi funzionali


  libri tradotti

prodotti multimediali


software
 
 

Valutazione dei Disturbi Visivi Funzionali
Volume 1 - Analisi Visiva
Ristampa


Distubi Visivi FunzionaliIl mio primo impatto con il mondo dell'Optometria Comportamentale avvenne nel 1981, ed oggi devo dire grazie ad un incontro con colleghi Statunitensi. Fui immediatamente colpito dall'innovatività della metodologia che si differenziava notevolmente da quanto avevo imparato durante i tre anni di Ottica e Optometria a Vinci. Seppure a quei tempi fossi completamente assorbito da aspetti di fisiologia ed ottica fisiopatologica da applicare in clinica Oftalmologica, iniziai a dedicare il tempo libero allo studio e alla comprensione dei concetti dell'Optometria Comportamentale.

 

 

Come accaduto a molti altri colleghi, l'inizio fu alquanto difficile e ben presto capìi che l'argomento era molto più vasto di quanto potessi supporre. Negli anni che seguirono, trovai indispensabile leggere pressoché tutta la letteratura disponibile mediante l'Optometric Extension Program Foundation ed intrapresi una serie interminabile di viaggi presso colleghi Statunitensi per approfondire l'argomento.

Prima di digerire il differente approccio metodologico, clinico ed attitudinale che caratterizzava l'Optometria Comportamentale rispetto a quella tradizionale e sentirmi sufficientemente a mio agio per poterla utilizzare nella mia attività quotidiana mi ci volle tempo. All'inizio mi trovai a mettere in discussione una serie di metodologie consolidate e a sostituirle o integrarle con informazioni e concetti che col tempo andavo acquisendo. Ho conosciuto molti colleghi che proprio in questa fase hanno desistito: dapprima attratti dall'innovatività del modello comportamentale ma in seguito scoraggiati dal tempo necessario per applicarlo e distratti dalla routine quotidiana.

Contrariamente a quanto molti credono, aver precedentemente dedicato molto tempo alla fisiologia ottica ed a tutte le altre metodiche cliniche di Optometria-Oftalmica non è stato tempo sprecato per capire l'Optometria Comportamentale. In realtà, l'Optometria Comportamentale non è necessariamente, come purtroppo spesso si crede, un'alternativa dell'Optometria Tradizionale. Le due filosofie di lavoro non sono necessariamente fra loro alternative, bensì complementari.

Oggi, sconsiglio a chiunque di trascurare gli aspetti anatomo-fisio-patologici della visione a vantaggio solo di quelli funzionali e comportamentali.

Non esistono tante Optometrie che propongono modelli alternativi. Esiste una sola Optometria con tanti risvolti e tante metodologie che l'esaminatore attento e preparato deve conoscere e sapere utilizzare non in funzione di un credo ma in relazione alle situazioni che gli si presentano nell'attività quotidiana.

Sbagliato e limitante è volere circoscrivere la propria conoscenza ad una sola delle varie filosofie di approccio. I concetti funzionali e comportamentali possono essere molto meglio capiti ed applicati se l'esaminatore possiede anche un'adeguata conoscenza degli aspetti neurofisiologici della visione. Al tempo stesso, le sole conoscenze di anatomo-fisio-patologia non sono sufficienti ad affrontare in modo efficace tutte le situazioni cliniche che si presentano, in particolare quando la propria attenzione non è solo compensativa ma anche preventiva e migliorativa.

Durante questi anni ho dedicato molto tempo ed energie ad approfondire nel modo più attento possibile gli aspetti funzionali e comportamentali della visione: un approccio scientifico, professionale e culturale, divenuto realtà grazie al contributo di un enorme numero di clinici e di ricercatori, che si protrae da quasi un secolo. Centinaia di pubblicazioni e seminari di numerosi autori stimolati dalle proposte di Skeffington, Renshaw, Lesser, Barstow, Hendrickson, Margach e tanti altri, divulgati attraverso l'Optometric Extension Program Foundation, hanno contribuito ad illustrare, chiarire e promuovere i concetti del modello visivo funzionale. Ricerche, pubblicazioni ed esperienze cliniche hanno dimostrato la concretezza dei modelli e delle teorie che i pionieri dell'Optometria Comportamentale avevano intuito e sviluppato sulla base di osservazioni cliniche. L'inadeguatezza dei modelli classici sulla funzione visiva è più volte emersa nel tentare di spiegare, o talvolta semplicemente ignorare, le molteplici variabili non contemplate in schemi datati e non più proponibili.

Il modello visivo funzionale e comportamentale ha già compiuto oltre mezzo secolo: migliaia di specialisti in tutto il mondo lo utilizzano durante la loro attività quotidiana come modello professionale attraverso il quale analizzare ed interpretare i sintomi ed i problemi visivi delle persone che a loro si rivolgono. Tuttavia, l'evidenza dei fatti mostra che lo sforzo ed il contributo di una mole pur enorme di lavori clinici, ricerche, convegni e pubblicazioni non è stata sufficiente a permettere che i concetti funzionali, seppur dinamici ed innovativi, potessero entrare nel modello abituale di lavoro degli operatori sanitari coinvolti con il problema del "vedere". Sbagliato è, comunque, volere incolpare una categoria professionale: infatti, la mancanza di conoscenze sull'argomento è dimostrabile nella maggior parte dei componenti di tutte le professioni coinvolte. Non è nemmeno un problema di disponibilità economica, di mancanza di strumentazione, di strutture o di mezzi, poiché è evidente che la tecnologia ha effettuato passi molto più rapidi e concreti di quanto non abbiano fatto i metodi di insegnamento e di aggiornamento professionale. Negli ultimi decenni, la tecnologia ha realizzato strumenti ed applicazioni avveniristici ed informatizzato la maggior parte delle professioni sanitarie, ma è riuscita solo parzialmente a modificare l'attitudine ed il modo di pensare degli operatori. Ritengo che il problema vada ricercato in alcune caratteristiche della struttura e dell'organizzazione socioculturale della scienza moderna. In una cultura sociale e scientifica che persegue risultati sempre più eclatanti, estemporanei, consumisticamente acquistabili piuttosto che individualmente conquistabili, esiste un motivo per costruire un modello professionale, ma anche di insegnamento, di comportamento, e forse di vita, mirato alla prevenzione, all'educazione e rieducazione, quale alternativa all'estemporaneo rimedio dei sintomi?

A noi la sfida di riuscire a custodire, coltivare, divulgare e, non meno importante, far progredire ciò che in cinquant'anni ha cambiato l'attitudine professionale di migliaia di specialisti a beneficio di centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo.

 

Vittorio Roncagli

Presidente, Accademia Europea di Sports Vision

 

Prezzo di copertina: Euro 55 (per i Soci EASV prezzo ridotto Euro 46,75)
Disponibilità: ESAURITO
(contattare la segreteria per richiedere informazioni sulla ristampa)