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Lavorare con gli Anziani: "Gli Effetti dell’Invecchiamento Visivo nell’Attività Quotidiana"

Con l'invecchiamento della popolazione, e lo stadio di maturità raggiunto dalle nostre metodologie, gli optometristi si trovano davanti ad un numero crescente di pazienti adulti affetti da malattie croniche quali il morbo di Parkinson e la sclerosi multipla. I servizi specifici dell' optometria comportamentale offrono notevoli opportunità a questa parte della popolazione. La terapia della visione fornisce ai pazienti l'occasione di utilizzare al meglio le proprie potenzialità, di incrementare le capacità e sviluppare nuove strategie visive.

Autori:
Morton Davis OD
Sarah Cobb
Mary Kuta COVTT
Kim Kampmeier
Paul M. Dobies OD
Jennifer M Mullen COVTT
Beth Ballinger
Samuel A. Berne OD
Paul Harris OD

Il normale processo di invecchiamento porta dei cambiamenti nella struttura e nella funzionalità visivi. Tali cambiamenti si ripercuotono sulla qualità di informazione visiva che viene elaborata ma anche sul processo di elaborazione delle informazioni. I cambiamenti nella visione dovuti all’invecchiamento sono cosa normale, che può insorgere in gran parte delle persone. Nel presente saggio si affronterà la questione seguente: Quali sono i normali cambiamenti visivi dovuti all’invecchiamento, e come alterano le funzioni quotidiane?

 

 

Cambiamenti Oculari

L’avanzare degli anni influenza in misura variabile quasi tutte le parti dell’occhio. La cornea perde lucentezza e trasparenza2 . Tra i cambiamenti vitreali, ricordiamo la restrizione, la liquefazione, la separazione di strati e il distacco.2

Tra i cambiamenti che hanno un influenza sostanziale sulla funzionalità degli anziani, ricordiamo quelli del cristallino e della pupilla. Anche dei minimi cambiamenti nella composizione del cristallino possono ridurre la qualità della visione. Già dalla mezza età, il cristallino dell’occhio diviene meno flessibile, riducendo la capacità di focalizzazione in particolare per obiettivi ravvicinati come caratteri stampati piccoli. Con l’avanzare degli anni, anche l’acuità a distanza tende a diminuire, anche se un individuo non ha alcuna patologia oculare. Degli impoverimenti più gravi insorgono quando si hanno alterazioni precoci della cataratta sul cristallino o della retina.

Il cristallino tende anche ad ingiallirsi con l’avanzare degli anni. L’ingiallimento si ripercuote sulla percezione dei colori, in particolare il blu ed il verde, e riduce la quantità di luce trasmessa alla retina. Inoltre, il cristallino diviene più spesso e opaco, impedendo il passaggio di luce e propagando in maniera diffusa la luce che lo attraversa.3 Ciò implica una maggiore sensibilità all’abbagliamento, poiché la luce che entra nell’occhio viene dispersa dai mezzi ottici piuttosto che essere focalizzata.4 "I normali processi di invecchiamento che interessano la cornea, il cristallino ed il vitreo insieme contribuiscono al degrado della qualità visiva negli anziani a causa della crescente dispersione intraoculare di luce, e della ridotta trasmissione di luce alla retina."2

La dimensione della pupilla diminuisce con gli anni (miosi), e in concomitanza con le altre alterazioni oculari, ciò riduce la trasmissione di luce ai fotorecettori retinici. Questa riduzione di luce alla retina limita anche la percezione dei contrasti, che in quantità sufficiente permette all’individuo di vedere obiettivi di varie dimensioni.

Ci sono due tipi di mutementi retinici che sono considerati normali in relazione all’invecchiamento ma alterano le attività quotidiane. In seguito a variazioni dell’apporto di sangue alla retina periferica, il campo visivo funzionale tende a restringersi, cosicché gli anziani avranno più scarsa percezione degli oggetti nel campo visivo periferico.2 Inoltre, Jaffe, Alvarado e Juster5 hanno riscontrato che con l’avanzare degli anni c’è una generale perdita di fotorecettori nella retina. Insorgendo in concomitanza con altre alterazioni delle vie visive, tal perdita può anche ripercuotersi sull’elaborazione delle informazioni visive.2

 

Ripercussioni sulle Attività Quotidiane

Qual è l’incidenza di tali processi sull’attività normale delle persone in seno al proprio ambiente? Molti anziani si rendono conto dei mutamenti. Uno sondaggio compiuto su persone tra i 18 ed i 95 anni chiedeva agli interpellati di parlare delle proprie capacità a svolgere mansioni quotidiane in particolare, i ricercatori volevano valutare i problemi visivi connessi al guidare l’auto, riconoscere volti e riuscire a vedere o a leggere in ambienti scarsamente o troppo illuminati. I candidati erano in buone condizioni di salute e godevano di una vista normale o corretta in maniera normale. Anche in questo gruppo che escludeva tutte le persone affette da patologie della visione, quest’ultima aveva subito un declino con l’avanzare degli anni. Gli anziani hanno dimostrato di avere bisogno di più tempo per le attività visive, anche nella lettura che era decisamente più lenta. Rispetto ai giovani, hanno dato prova di maggiori problemi di abbagliamento, scarsità di luce ed attività a distanza limitata. Hanno inoltre dimostrato di avere problemi di visione all’imbrunire, difficoltà di adattamento alla scarsa luminosità e si abbagliamento con lo schermo del televisore. Inoltre, i problemi si seno all’ambiente naturale in contrapposizione ad un ambiente artificiale come un laboratorio.1 In manifestavano anche nel seguire oggetti in movimento e trarne informazioni, come nel dover leggere un testo in scorrimento sullo schermo televisivo. Gli anziani avevano difficoltà anche a localizzare un obiettivo inserito in un insieme visivo complesso, ad esempio a leggere un cartello stradale inserito in una serie di cartelli.

Si è inoltre osservato che capacità visive diverse subiscono alterazioni ad una velocità variabile.1 I problemi di localizzazione e visione dinamica aumentavano in maniera graduale, mentre la funzionalità visiva e la percezione a distanza limitata subivano una diminuzione più rapida. La velocità di alterazione variava anche da persona a persona.

Le principali carenze segnalate dai candidati interessavano la velocità di base nell’elaborazione dei dati, la sensibilità alla luce l’acuità visiva in contesti dinamici o ravvicinati e la localizzazione visiva. L’irrigidimento del cristallino -che implica una riduzione delle capacità di focalizzazione- insieme alla miosi senile e l’annebbiamento dei mezzi ottici danno luogo ad uno scarso apporto di luce alla retina. Tutto ciò comporta una minore sensibilità alla luce e minore sopportazione dell’abbagliamento, una più lenta formazione delle immagini e l’alterazione della percezione dei colori. Come conseguenza di queste limitazioni, molti anziani trovano difficoltà ad eseguire mansioni ordinarie che implicano l’uso della vista. Il fatto che i candidati fossero consapevoli della diminuzione della vista suggerisce che tali mutamenti hanno avuto un notevole impatto sulla vita quotidiana. Poiché questo sondaggio è stato effettuato principalmente su persone con un buon livello di istruzione e condizioni socio-economiche elevate, forse esso sottovaluta l’entità dei problemi nella maggioranza della popolazione anziana. Il Centro Nazionale di Statistica Sanitaria (National Center for Health Statistics) ha osservato che la frequenza di patologie oculari e limitazione della funzionalità per problemi visivi sono inversamente proporzionali al reddito.1

 

Comunicare con gli anziani

Jennifer M. Mullen, COVTT

La terapia della visione si rivela utile e positiva per molte persone tra cui i bambini in età prescolare e scolare, i bambini con carenze particolari, le persone che hanno lesioni al cervello e gli anziani. Con un insieme così vario di pazienti, l’assistente alla terapia della visione deve essere competente non solo per le tecniche prescritte dall’optometrista, ma anche nell’instaurare rapporti umani e lavorativi con un insieme difforme di pazienti.

Attualmente, negli Stati Uniti il segmento della popolazione che supera i 65 anni è di 33 milioni. Si ritiene che questa cifra sarà raddoppiata entro l’anno 2030.1 E’ sempre più frequente che gli anziani si sottopongano alla terapia della visione, offrendo una serie di sfide sia all’optometrista sia all’assistente alla terapia. Tra queste sfide ricordiamo le specifiche limitazioni connesse all’invecchiamento fisico e mentale, e in alcune occasioni una generica sfiducia e insofferenza verso la professione medica.

Alcuni aspetti dell’invecchiamento a volte necessitano di un approccio speciale, come nei casi di artrite, disfasia, perdita della memoria e dell’udito. Il team di Vision Care deve fare attenzione a dare per scontata la presenza di queste particolari condizioni, altrimenti si creerebbe una situazione di comunicazione univoca che non permette di instaurare una relazione positiva e duratura con il paziente2.

Con l’avanzare dell’età i ruoli e le strutture sociali, così come le relazioni interpersonali che influenzano l’interazione subiscono una continua negoziazione, formulazione e riformulazione.

La comunicazione è il processo dinamico con il quale si realizzano tali negoziazioni. Il successo della comunicazione in età avanzata è spesso a rischio poiché gli agenti che vi prendono parte appartengono a generazioni differenti e intraprendono scambi basati sulle aspettative tipiche della loro età…in particolare, le aspettative negative riguardo alle capacità degli anziani, a volte conducono gli agenti nella conversazione a ricorrere a particolari metodi comunicativi come espressioni semplificate, linguaggio infantile o la totale assenza di ascolto.

Per prevenire questi atteggiamenti comunicativi, è fondamentale valutare ogni paziente individualmente, e respingere le aspettative stereotipate in merito alle loro capacità.

Per sviluppare un buon rapporto con i pazienti anziani, l’assistente alla terapia della visione l’optometrista necessitano di tre strumenti fondamentali: la comprensione, la gentilezza e la pazienza.

La comprensione rende possibile l’uso della gentilezza e della pazienza. E’ bene ricordare che alcuni di questi pazienti possono trovarsi in condizioni fisiche o mentali limitate rispetto al passato, e spesso ne sono tristemente consapevoli. Se l’assistente alla terapia tiene presente questi aspetti quando i pazienti impiegano molto tempo a fare o capire ciò che gli è chiesto, la pazienza e la gentilezza vengono da sé.

Anche se a volte può sembrare difficile essendo sempre pazienti e gentili sarà più facile lavorare anche con i pazienti più ostici. In alcuni casi sembra che gli anziani si aspettino di essere trattati con impazienza e compassione, e ciò può indurre la persona ad assumere atteggiamenti difensivi anche prima di incontrare il dottore o l’assistente alla terapia. Per fare un esempio quante volte ci capita di vedere una persona anziana in un negozio che conta faticosamente i propri soldi (un compito forse reso più difficile dall’artrite), mentre l’addetto alla cassa o alla vendita sbadiglia e spalanca gli occhi per esprimere impazienza? Inoltre quante volte si vedono dei guidatori superare gli anziani a tutta velocità, facendo gesti maleducati o gridando perché l’anziano in questione sta guidando più lentamente? Queste situazioni possono portare gli anziani ad un atteggiamento più difensivo. Io ho potuto riscontrarlo sia lavorando come terapista della visione che come operatore in una casa di riposo.

I pazienti spesso si aspettano gli atteggiamenti e le azioni sopra descritte. Essendo sempre gentili e comprensivi, è più facile riuscire ad instaurare un rapporto positivo e utile.

In alcuni casi questi pazienti danno prova di dimenticanza o confusione. In questi casi la migliore soluzione è accettare ciò che il paziente dice e passare con gentilezza ad un altro argomento. Ad esempio nel mio lavoro presso la casa di riposo mi sono imbattuta in una paziente sofferente che rifiutava di partecipare a qualsiasi attività finché non era sicura che sua figlia fosse vestita in maniera adeguata ad apparire in pubblico. Insisteva che quella mattina sua figlia era uscita per andare a scuola indossando un vestito strappato. In realtà la figlia della signora aveva circa 50 anni e viveva in un altro stato. Ho chiesto alla signora se le faceva piacere che controllassi io sua figlia, e lei accettò. Uscii per alcuni istanti e quando rientrai, la rassicurai dicendo che sua figlia era apposto. La donna si sentì molto sollevata, fece un sorriso e decise di partecipare a tutte le attività del pomeriggio.

Se avessi tentato di piegarle che sua figlia era adulta e viveva in un altro stato (come ho visto fare a molte persone) quasi sicuramente lei avrebbe assunto un atteggiamento difensivo. La sua agitazione e il nervosismo sarebbero aumentati poiché io non le credevo, e non avrebbe preso parte alle attività ma sarebbe stata agitata e nervosa per tutto il pomeriggio.

Questo approccio allo stato confusionale può utilizzarsi nell’ambito della terapia della visione. Ad esempio se un paziente sottoposto alla Brock String esclama "L’ho fatto questa mattina in Francia", piuttosto che insistere sull’impossibilità del fatto e tentare di spiegare il perché, è meglio rispondere "Davvero? Va bene rifacciamolo anche qui".

Quando si lavora con gli anziani restano validi gli stessi principi generali e i procedimenti che si applicano ai pazienti più giovani.

 

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